I 36 stratagemmi e la sfida Roma-Barcellona in Champions League
Cosa c’entra il calcio con i 36 stratagemmi, l’antico libro di strategia cinese, ispirato agli insegnamenti di Laozi? La sfida Roma-Barcellona, in apparenza impossibile, trasformatasi per gli spagnoli da vittoria praticamente certa e semplice da ottenere a cocente sconfitta, può essere letta con gli occhiali taoisti di un antico stratega cinese.
Antefatto (dedicato ai diversamente calciofili):
stiamo parlando della sfida per accedere alle semifinale di Champions League 2018; la AS Roma è squadra considerata assai sfavorita per il passaggio del turno: l’avversaria, il Barcellona, è considerata una delle squadre più forti al mondo; certamente è tra quelle di maggior valore economico e milita al primo posto del campionato spagnolo. Il campionato italiano vede invece la Roma al quarto posto ad oltre 20 punti di distacco dalla capolista, la Juventus, a sua volta battuta 3 a 0 in casa da una squadra che si trova addirittura al quarto posto del campionato spagnolo con oltre dieci punti di distacco dal Barcellona. La sfida si gioca in due battaglie; all’andata, in casa del Barcellona, i pronostici vengono rispettati: la Roma perde 4 a 1 con due autoreti. A quel punto, conquistare il passaggio del turno in campo amico, sembra una sfida impossibile.
Il campo di battaglia:
la sfida di ritorno, in casa della Roma, sembra a tutti dover essere una passerella per i campioni del Barcellona: i commentatori sportivi italiani si augurano per lo più di vedere una Roma che esca a testa alta dalla sfida; il clima è quello di un esito scontato, di una vittoria già assegnata: al Barcellona resta da sbrigare solo una formalità.
Esito:
la Roma gioca una partita praticamente perfetta, vince per 3 a 0 e passa il turno.
Gli occhiali dello stratega:
Come ha potuto una semplice formalità trasformarsi in una sonante sconfitta? Che fine hanno fatto i campioni, che pure hanno giocato? Cosa può essere accaduto? Era prevedibile?
Certo, possiamo usare il repertorio di spiegazioni calcistiche: il calcio è imprevedibile; la palla è tonda; la partita è finita quando l’arbitro fischia. Ma indossiamo le lenti taoiste, scorriamo il libro dei 36 stratagemmi e vediamo cosa ne pensa il saggio.
La vittoria romana, impossibile solo in apparenza, era presente nel potenziale di situazione (cit. Jullien), che si è evoluto in modo favorevole alla Roma assecondato, più o meno consapevolmente, da entrambe le squadre. La configurazione iniziale era certo più favorevole al Barcellona, ma l’allenatore-stratega romano (consapevolmente o meno) ha attuato una serie di stratagemmi concatenati che non hanno lasciato scampo al ben più forte avversario.
Sacrifica il pruno per salvare il pesco o, con metafora scacchistica, perdi un pedone per salvare la torre o, con metafora calcistica, perdi una partita per passare il turno (o per vincere il campionato? pensiamo alla strategia del turnover). Ovvero, sacrifica un obiettivo di breve periodo per ottenere la vittoria finale; perdi la partita in casa del Barcellona per passare il turno alla fine.
Ma come è possibile fare ciò? Lo dice un altro stratagemma: per catturare occorre allentare la presa o, come afferma Laozi, se vuoi indebolire qualcosa, occorre prima farla rafforzare. In una situazione equilibrata, se vuoi vincere devi prima perdere, il tuo avversario abbasserà la guardia, si sentirà più tranquillo: sentendosi forte, troppo forte, si indebolirà. Così è andata. Gli spagnoli, rassicurati dal risultato all’andata e dalla forza dei propri campioni, hanno affrontato la sfida privi del giusto spirito.
Sconfiggi i nemici catturandone il capo. Il pensiero va al capocannoniere Messi, tenuto a bada dai romanisti, che ha terminato la partita senza poter influire sul risultato.
Fingiti pazzo, ma resta lucido, o, più adatto, dai l’impressione di essere debole ma resta consapevole della tua forza. Come insegna Sun-tzu ne L’Arte della Guerra:
La strategia è la via del paradosso. Chi è abile si mostri impacciato;
Trasformati da ospite in padrone di casa. Come afferma Laozi,
è meglio fare l’invitato che il padrone
Impadronisciti del comando in una situazione dove inizialmente sei subordinato. Nel nostro caso il padrone di casa era la Roma ma, nei fatti, chi si aspettava di spadroneggiare era il Barcellona. La Roma ha accettato il ruolo di ospite in casa propria, non ha lanciato avvertimenti di lotta all’ultimo sangue, dichiarazioni che avrebbero allertato gli spagnoli, per poi prendere in mano le redini della situazione; si è mascherata da agnello, la Roma, essendo invece, naturalmente, lupa!